L’AQUILA: Le architetture del dopo-sisma

Dopo tre anni dal sisma che ha colpito L’Aquila, si vogliono tirare le somme su quanto è stato fatto o non fatto,  puntare l’attenzione sulle architetture realizzate e su quelle che si progettano per il futuro.

L’architettura è il mezzo psicologico per generare nell’opinione comune nuovi punti di riferimento, centri di aggregazione e di ritrovo; è il segno tangibile delle necessità umane a seguito di una distruzione cosi vasta.

Il centro storico rimane ancora in gran parte occupato dalle macerie, gli abitanti della città lentamente si stanno abituando allo skyline dei nuovi quartieri e l’architettura fatica a superare le difficoltà delle emergenze. Presentiamo però alcuni esempi di edifici realizzati nei tre anni che hanno seguito il drammatico evento.

La Chiesa di San Bernandino dello studio Antonio Citterio e Patricia Viel è stata la prima importante opera pubblica del dopo terremoto. Questo progetto nasce da un concorso indetto a pochi giorni dalla scossa, per rimpiazzare temporaneamente la grande basilica del centro storico, l’edificio quattrocentesco gravemente danneggiato nell’abside e nel campanile.
La progettazione ha seguito i più rigidi criteri antisismici ed ecosostenibili, la chiesa è composta interamente da moduli prefabbricati in legno e acciaio, smontabili e riciclabili.

L’Auditorium temporaneo di Shigeru Ban è stato realizzato secondo un progetto che non rispecchia a pieno il disegno originario. L’edificio era stato pensato con  muri e colonne portanti realizzati con tubi di cartone. La struttura dell’edificio è stata poi modificata con intelaiature di acciaio riempite con sacchi di sabbia per mantenere l’idea di costruzione completamente “a secco”.

Casa Onna, sede municipale del piccolo centro cittadino distrutto dal sisma, è un progetto reso a titolo gratuito da Giovanna Mar (Studio Architetto Mar di Venezia), e realizzato grazie ai fondi raccolti dall’Ambasciata di Germania e da numerosi gruppi privati tedeschi.
Casa Onna è stato concepito come un luogo di riunione per l’intera comunità, è un edificio accogliente e sicuro, perchè progettato secondo le migliori tecnologie antisismiche.

Si sta ancora discutendo invece sull’ Auditorium temporaneo all’interno del parco del Castello progettato da Renzo Piano e finanziato con 6,7 milioni di Euro dalla provincia autonoma di Trento. Il progetto assume un particolare valore simbolico per la sua localizzazione all’interno della ex zona rossa e in uno dei pochi punti della città storica di cui è già avvenuta la riappropriazione da parte degli abitanti.

Abbiamo volutamente porre l’attenzione su alcuni edifici carichi di valenza aggregativa, perchè essi, insieme ad edifici di tipo residenziale, rappresentano la volontà e la necessità di riprendere una quotidianità, una normalità, fatta di chiese, piazze, municipi, auditorium, servizi per la città.

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